(Matino, 28 agosto) - Nel mondo di oggi, si può morire di fame non perché il cibo manca, ma perché viene negato. A Gaza, come in Sudan, la fame è strumento di guerra. Altrove, è la conseguenza di sistemi economici spietati, di logiche estrattive che devastano territori ed esseri umani. Mentre una parte del mondo spreca, ce n’è un’altra che sopravvive. Mentre la produzione alimentare genera profitto, milioni di persone restano escluse dal piatto. È da questa contraddizione che parte la quarta edizione di Yeast Photo Festival (Matino e Salento, 25 settembre – 9 novembre 2025), intitolata "(N)ever Enough". Un’indagine fotografica che, attraverso diversi progetti internazionali, mette in discussione la retorica del benessere e mostra il lato oscuro dell’alimentazione dai riti familiari interrotti al potere salvifico di una torta sbagliata.
“La quarta edizione di Yeast Photo Festival – spiega la Direttrice artistica Edda Fahrenhorst – esplora il contrasto tra l’abbondanza che riempie le nostre tavole e la scarsità che affligge molti. Da un lato, viviamo in un mondo in cui ogni desiderio gastronomico può essere soddisfatto quasi all’istante; dall’altro, questa stessa opulenza nasconde un costo che grava sull’ambiente e su chi, vicino o lontano, fatica a procurarsi il necessario per sopravvivere”
A Matino, a Palazzo dei Marchesi del Tufo, Martin Parr sarà protagonista con una mostra personale co-prodotta da Creation, dal titolo “Snack It!” e composta da oltre 60 immagini: uno sguardo ironico, lucido e dissacrante sulla società dei consumi e sulla rappresentazione del cibo nella nostra cultura visiva. Perché il cibo non è solo nutrimento: è economia, potere, cultura, identità. E la fotografia può ancora mostrarci tutto quello che un piatto non dice.
“Per noi di Creation collaborare alla realizzazione di questa mostra - afferma Umberto Pastore, Amministratore delegato Creation – è stato un passo naturale. Crediamo profondamente nel potere della cultura e nelle sinergie tra festival, artisti e istituzioni – pubbliche e private – per accendere l’attenzione sulle tematiche legate al cibo. Le immagini di Martin Parr, dirette e provocatorie, offrono uno sguardo stimolante che può davvero contribuire a promuovere un cambiamento sostenibile”.
Sei gigantografie esposte dal 5 settembre sulle mura antiche di Gallipoli, anticiperanno la mostra di Parr a Matino.
I progetti fotografici in mostra
La fame come arma. Il cibo come specchio sociale. Il corpo come reliquia. Le tecnologie che osservano, archiviano, tracciano. I 14 progetti in mostra a Yeast Photo Festival compongono un atlante visivo del nostro tempo, dove il cibo è il punto di partenza per indagare ingiustizie, identità, tecnologia e potere. In questa quarta edizione i fotografi si confrontano con un presente frammentato e diseguale, restituendo immagini che denunciano, interrogano e lasciano spazio a nuove visioni del pianeta. Ogni progetto è una tessera di un mosaico, che attraversa paesi, culture, archivi e paesaggi.
Il grande fotografo britannico Martin Parr sarà presente a Matino (25 settembre – 9 novembre), negli spazi di Palazzo dei Marchesi del Tufo, con “Snack It!”: più di 60 fotografie in cui Parr – maestro della fotografia contemporanea e sguardo ironico sulla società globale – trasforma il cibo in un atlante visivo delle nostre abitudini, dei nostri eccessi e delle nostre ossessioni quotidiane. “Snack It!” è un banchetto per gli occhi, che condensa decenni di osservazioni sui rituali, i gusti e le stranezze della vita di tutti i giorni. Dai morsi rubati lungo la strada alle silenziose tensioni delle sue iconiche "Bored Couples", Parr spinge il cibo oltre il suo significato di nutrimento: diventa specchio della cultura e del comportamento umano, servito con il suo inconfondibile mix di ironia, humour e sguardo critico sul sociale.
Se Parr documenta l’istante del consumo nella sua banalità grottesca, Blake Little lo sospende nell’eternità del miele. In “Preservation”, infatti il fotografo americano immerge i suoi soggetti nel miele, congelandoli in una condizione iconica e senza tempo. Corpi dolcissimi, sgocciolanti, che si fanno scultura e allegoria. Il miele — sostanza arcaica, alimento e simbolo — ricopre, preserva, trasfigura. Come osserva Marc Augé, viviamo nell’epoca dell’iper-modernità, dove il tempo accelera e la memoria si frammenta. Conservare diventa così un atto sovversivo. “Preservation” è una riflessione sulla fragilità e sull’identità, sulla fotografia come gesto alchemico che trattiene l’effimero e ne fa icona. In un tempo che consuma tutto — anche le immagini — il corpo si fa archivio, una sorta di reliquia.
Con “Across the Ocean”, l’artista vietnamita Hiền Hoàng, vincitrice del Premio IRINOX SAVE THE FOOD, affronta invece il tema della diaspora e dello stereotipo. Partendo dalle lettere scritte dalla zia emigrata in Germania Est nel 1988, costruisce tableaux performativi e immagini distorte che raccontano la tensione tra “buon immigrato” e resistenza culturale. È una fotografia che lavora per stratificazioni, che smonta le forme imposte e ne crea di nuove: “counter-images” contro le narrazioni dominanti, nello sforzo di restituire complessità alle identità asiatiche in Europa.
L’impatto ambientale del nostro sistema alimentare è trattato frontalmente da Klaus Pichler con “One Third”, una serie fotografica che trasforma il cibo scaduto in nature morte visionarie. Ironico e crudele al tempo stesso, il progetto mette in scena l’assurdità dello spreco globale, mentre milioni di persone soffrono la fame.
Con “War on the Nile – Fragmented Sudan”, il fotoreporter irlandese Ivor Prickett, vincitore del Premio Pulitzer 2025 con il team del New York Times, documenta una delle crisi umanitarie più gravi e rimosse del nostro tempo. In Sudan, dove oltre otto milioni di persone sono in fuga, la fame viene usata come arma. Le sue immagini restituiscono visibilità e umanità a chi sopravvive ogni giorno in condizioni estreme, mostrando con chiarezza che il cibo, oggi, è questione di giustizia.
“I N S C T S” di Umberto Diecinove ribalta la prospettiva di Klaus Pichler esplorando l’allevamento di insetti come pratica rigenerativa. Realizzato in Colombia, il progetto intreccia immagini, documentario e podcast per raccontare relazioni interspecie, valorizzando la capacità degli insetti di trasformare scarti in risorse. Curato da Eleonora Schianchi, vincitrice dell’Open Call under 35 di Yeast, “I N S C T S” propone una visione ecologica e politica del cibo come forma di interdipendenza, cura e autonomia.
E’ la tensione tra lingua, memoria e affetti familiari ad attraversare “Ingrediente pentru un tort de miere cu dragoste” di Sara Lepore. Tutto nasce da un equivoco linguistico: una lettera d’amore che si rivela un ricettario, una torta di miele che diventa torta di mele. Questo errore affettuoso diventa innesco per un viaggio in Romania, tra zie, silenzi, gesti e incomprensioni. È un progetto sull’eredità materna, sulla perdita della lingua e sulla possibilità di creare intimità anche senza parole. Una riflessione delicata e potente sull’identità come impasto di assenze e radici.
Il tema della sostenibilità torna in “A Natural Order” di Lucas Foglia, reportage sulla vita off-grid nel sud-est degli Stati Uniti. Qui, famiglie che coltivano il proprio cibo, costruiscono le case con materiali locali e mantengono un legame selettivo con la tecnologia, offrono un’alternativa radicale alla società dei consumi.
Dalla natura abitata di Lucas Foglia come atto di indipendenza, si approda alla natura decifrata da Sara Scanderebech come fosse un codice segreto, dove ogni frammento diventa indizio per interpretare il presente. Nel progetto commissionato da Yeast Photo Festival — che per il secondo anno consecutivo affida a un’artista il compito di lavorare sul territorio e coinvolgere la comunità (nel 2024 era stata la volta di Alessia Rollo) — la fotografa procede come se ogni immagine fosse la risposta a una domanda urgente, non sempre detta: una foglia, la pelle di un animale, un frammento di corpo diventano segni che spostano il senso di ciò che vediamo. Nei suoi lavori la realtà non è mai registrata passivamente, ma sezionata, trasformata, messa alla prova, in un equilibrio tra attrazione e distanza. Non cerca di fermare il tempo: interroga ciò che ha davanti per scoprire cosa può diventare oltre la sua forma.
Nell’iper-modernità si colloca invece il lavoro di Dániel Szalai, che in “Unleash Your Herd’s Potential” sposta l’attenzione dal corpo umano a quello animale, interrogando la relazione tra natura, tecnologia e “capitalismo della sorveglianza”. L’artista ungherese racconta l’allevamento di precisione attraverso un sistema di riconoscimento facciale per mucche, che rende i corpi “nuvole di dati”. L’astrazione digitale viene spezzata da oggetti tangibili: blocchi di sali minerali leccati dagli animali si trasformano in sculture organiche, testimoni silenziosi di un mondo iper-controllato. Una nuova iconografia bucolica del XXI secolo, sospesa tra biopolitica e resistenza.
Non solo mucche-dati. La logica estrattiva è la stessa che riduce ogni vita a risorsa. In “The Island Within the Island”, Melissa Carnemolla indaga infatti con sguardo poetico e politico la fascia trasformata della Sicilia sud-orientale, 9.000 ettari di serre dove legalità e sfruttamento si confondono. Le sue immagini rivelano un sistema che, pur dentro i confini europei, opera su logiche estrattive, sfruttando terra e persone per alimentare un’idea malata di benessere. Curato da Maria Ghetti (vincitrice dell’ Open Call over 35), il progetto restituisce dignità a chi lavora nell’ombra e invita a ripensare il prezzo reale del cibo che consumiamo.
Con “Buone Mani” il duo FLAVIO&FRANK racconta la città di Galatina attraverso il gesto che più di ogni altro custodisce la sua identità: quello delle mani. Mani che impastano, modellano, tramandano una tradizione gastronomica che dal Pasticciotto – nato qui quasi tre secoli fa e divenuto simbolo internazionale del Salento si estende ai prodotti PAT (Prodotto Alimentare Tradizionale) che ancora resistono al tempo. Il progetto ritrae alcuni degli eredi di questa ricca tradizione e le nuove generazioni che tra innovazione e memoria, continuano a fare della manualità artigiana la misura della qualità. Il progetto è stato commissionato dal Comune di Galatina.
Dal tavolo di cucina al vagone ristorante, il cibo continua a farsi racconto. In “Taste & Track”, il curatore e storico francese Artur Mettetal esplora trent’anni di viaggi in treno tra Italia e Francia, costruendo un diario visivo che intreccia architettura mobile, geografie personali e cultura materiale. Il design standardizzato delle carrozze, le stoviglie in plastica rigida, le mappe ferroviarie e i pasti serviti a bordo diventano indizi di uno stile di vita in trasformazione. Realizzato in collaborazione con l’Orient Express Endowment Fund e presentato per la prima volta in Italia, il progetto restituisce al viaggio su rotaia il suo valore simbolico: non solo spostamento, ma spazio di osservazione, appartenenza e memoria. In equilibrio tra archivio e storytelling, la mostra ci ricorda che anche un panino incartato o un menù stampato possono raccontare il tempo che passa, le relazioni che cambiano, i paesaggi che attraversiamo.
Arriva a Lecce “WOW!” di Martin Parr (co-prodotta da Artwork e Creation), esposizione curata da Jan von Holleben & Edda Fahrenhorst per KidsLovePhotography e pensata per bambini, ragazzi e famiglie, ispirata all’omonimo libro fotografico, terzo titolo della collana per l’infanzia “Il Mondo nei Tuoi Occhi” di OTM Company. Dopo il successo di “Sognare di volare” di Jan von Holleben e “Toy Stories. Un mondo di giochi” di Gabriele Galimberti, la serie si arricchisce dell’opera di uno dei fotografi più iconici e amati a livello internazionale, maestro di uno sguardo ironico, colorato e accessibile, capace di trasformare la quotidianità in sorpresa visiva.
Pensato come un divertente atlante di immagini fuori contesto, “WOW!” abbina fotografie in modo ironico e inatteso, stimolando nei giovani visitatori curiosità e domande semplici ma cruciali: chi, cosa, dove, perché? L’osservazione attenta diventa così un esercizio di alfabetizzazione visiva, insegnando a distinguere tra immaginazione e realtà nella fotografia. È un invito a interrogarsi non solo su ciò che si vede, ma anche su ciò che resta fuori dall’inquadratura.
La collana “Il Mondo nei Tuoi Occhi”, frutto della collaborazione tra l’italiana OTM Company e l’editore francese Les Grandes Personnes, nasce con l’obiettivo di educare i bambini alla lettura delle immagini e alla comprensione del mondo attraverso la fotografia.
Programma dei Talk
In linea con il tema curatoriale “(N)ever Enough”, i talk di Yeast Photo Festival offrono momenti di approfondimento pensati per aprire il dibattito sulle implicazioni culturali, sociali e politiche del cibo e dell’immagine. Un’occasione per ascoltare le voci di fotografi, giornalisti, curatori e studiosi che si confrontano sui temi dell’identità, dell’accesso, della narrazione e del potere.
Tra gli appuntamenti più attesi, venerdì 26 settembre, in occasione dell’opening del festival, l’incontro pubblico con il fotografo britannico Martin Parr, protagonista di una mostra personale a Matino. A dialogare con lui, Riccardo Staglianò, giornalista e saggista, in una conversazione sul linguaggio fotografico, sull’ironia come chiave critica e sulle contraddizioni dell’abbondanza contemporanea.
Il 27 e 28 settembre, a Matino, il fotografo Paolo Verzone – contributor per National Geographic – condurrà un workshop “La velocità della luce", realizzato in collaborazione con Scuola della Luce. Aperto a un massimo di 15 partecipanti, il laboratorio esplorerà, con approccio diretto e sperimentale, tutte le sfumature della luce naturale e della luce ambiente. Un weekend da non perdere: una full immersion unica nel linguaggio visivo, in cui teoria e pratica si intrecciano in un percorso pensato per osservare e interpretare la luce da un punto di vista completamente nuovo.
Un ricco calendario di talk (in via di definizione), visite guidate con i fotografi e momenti di approfondimento accompagneranno il pubblico lungo un percorso tra fotografia, riflessione e cultura del cibo.
Letture portfolio
L’appuntamento con le letture portfolio di Yeast Photo Festival resta un’occasione fondamentale per fotografi emergenti e professionisti: sarà possibile presentare i propri lavori a una giuria internazionale, formata da figure che combinano esperienza curatoriale, editoriale e visiva di alto livello. I lettori di questa edizione:
Sara Emma Cervo – Photo editor a Vanity Fair dopo esperienze in Cosmopolitan, Gioia e altre testate – porta con sé uno sguardo ironico e consapevole sulla cultura visiva. Il suo lavoro quotidiano modella le immagini che vediamo, scegliendo con cura estetica, storytelling visivo e sensazione editoriale.
Claudio Composti, direttore artistico di mc2gallery a Milano e fondatore di Periscope Photoscouting, è tra i nomi di riferimento del sistema galleristico italiano e internazionale. Curatore, docente e art advisor, ha scritto saggi critici e contribuito a importanti esposizioni in musei e fiere, restituendo una visione contemporanea dell’immagine fotografica.
Benedetta Donato dirige il Romano Cagnoni Award, premio italiano di fotogiornalismo, ed è autrice e curatrice di progetti espositivi e editoriali. Collabora con Treccani, Contrasto e il Corriere della Sera e con la rivista Il Fotografo, dove porta le nuove narrazioni fotografiche alla platea del grande pubblico.
Mike Gamio, co-titolare dell’agenzia Fotogloria ad Amburgo, è specialista in visual storytelling industriale e reportage aziendale. Con clienti come Siemens e MAN, ha costruito progetti globali che coniugano visione documentaria e strategia industriale di alta qualità.
Margherita Guerra è direttrice del Fotofestival Lenzburg in Svizzera, da lei fondato nel 2017. Dopo gli studi in teologia, editoria multimediale e fotografia a Milano, ha lavorato come manager e photo editor in diverse case editrici e, per quasi un decennio, nell’archivio fotografico più antico ancora attivo al mondo, i Fratelli Alinari di Firenze. Nel 2015 ha creato Yourpictureditor, network di professionisti che offre ricerca iconografica per i media e consulenza su progetti fotografici in Italia e Svizzera, portando avanti un approccio che unisce cura editoriale e visione curatoriale internazionale.
Katharina Mouratidi è direttrice artistica di f³ – freiraum für fotografie, spazio espositivo nel cuore di Berlino-Kreuzberg che si è affermato come piattaforma di riferimento per la fotografia internazionale, affrontata sempre sotto l’egida delle grandi questioni socio-politiche. Il programma, che spazia dai maestri come Ruth Orkin, Thomas Höpker, Robert Lebeck e Tina Modotti fino a fotografi contemporanei da Berlino e dal mondo, è caratterizzato da una qualità visiva eccellente e dalla capacità di aprire nuove prospettive su temi urgenti. Curatrice e produttrice di mostre da molti anni, ha firmato progetti come “A Life in Death” di Nancy Borowick, “The Heavens” di Paolo Woods e Gabriele Galimberti, “Where Love is Illegal” di Robin Hammond, il Greenpeace Photo Award, fino a grandi retrospettive dedicate a Ruth Orkin e Tina Modotti. È spesso chiamata in giurie di premi internazionali come il BarTur Photo Award, il Lumix Festival, lo Swiss Photo Award e il Robert Capa Photography Grand Prize Hungary.
Arianna Rinaldo, curatrice e consulente indipendente, vive a Barcellona ed è una delle figure di riferimento nel panorama internazionale della fotografia. Dopo gli esordi come Archive Director di Magnum Photos a New York e come photo editor della rivista Colors, ha diretto per quasi dieci anni il festival Cortona On The Move e la rivista OjodePez. Oggi è curatrice di PhEST in Puglia, ed è attiva come docente, mentore e membro di giurie internazionali come il Leica Oskar Barnack Award e il Deutsche Börse Photography Foundation Prize.
Un festival in movimento, tra Europa e Salento
Yeast Photo Festival continua a crescere, rafforzando il proprio respiro internazionale e la sua vocazione diffusa. Nel 2025 si consolidano le collaborazioni con due realtà chiave del panorama europeo, il Fotofestival »horizonte zingst (Germania) e il Fotofestival Lenzburg (Svizzera), in un dialogo che attraversa confini geografici e culturali.
Allo stesso tempo, il festival amplia la propria mappa nel territorio salentino: accanto alle sedi storiche di Matino, Lecce, Castrignano de’ Greci e Le Stanzíe, entrano per la prima volta nel circuito Galatina e Gallipoli. Qui dal 5 settembre sei gigantografie di Martin Parr vestiranno le mura antiche della città, trasformandole in una galleria a cielo aperto. L’esposizione, affacciata sulla Spiaggia della Purità, anticipa la mostra “Snack It!” a Matino e porta nel cuore della città vecchia lo sguardo ironico e tagliente di uno dei maestri della fotografia contemporanea. Co-prodotta in partnership con Creation, con il contributo del Comune di Gallipoli e in partnership con »horizonte zingst«.